La musica dal vivo è in crisi. Da sempre parte della cultura umana, negli ultimi anni è stata completamente stravolta. Causa primaria la pandemia di coronavirus che ha creato scompiglio nell’industria dei concerti, con centinaia di migliaia di spettacoli musicali dal vivo cancellati e riprogrammati.
Scrivo questo articolo con un gran peso sul cuore. Da musicista, grande appassionata di musica, non avrei mai pensato che potessero arrivare momenti del genere. Ho dei bellissimi ricordi di non molto tempo fa, andiamo indietro di circa una decina d’anni, in cui il mio tempo libero lo trascorrevo tra live e musica dal vivo.
Non solo performance che eseguivo io stessa, ma potevo ascoltare anche concerti di artisti di fama mondiale, così come di amici che si potevano esibire in locali e pub sparsi in tutta Italia.
Pare che oggi, la musica dal vivo stia lanciando un vero e proprio grido d’allarme.
Pandemia e Musica dal Vivo in Italia
In primis devo parlare della pandemia che da due anni a questa parte ha scoperchiato il vaso di Pandora di problemi che erano solamente stati nascosti sotto un tappeto.
Cosa voglio dire?
Voglio dire questo. Sicuramente la pandemia ha portato alla cancellazione di tanti concerti live, alla chiusura di tanti locali, e alla crisi della musica dal vivo. Ma solo l’inizio della crisi.
Infatti, in realtà, determinate problematiche, erano già esistenti da tempo nel settore. Solo che probabilmente non erano state inserite nella lista di priorità delle cose da affrontare. E così, quando è arrivato il fardello più grave da affrontare, come è stato il COVID, i problemi sono esplosi.
Ma questo non è solo l’unico fattore, è seguita la Brexit, e ora la guerra.
Vediamo insieme di seguito perché questi tre fattori assieme sono importanti e concorrono ad aumentare il grido d’allarme degli artisti, della nostra amata musica dal vivo.
Gli Eventi dal Vivo sono Stati Stravolti
La pandemia ha avuto ripercussioni sulla musica dal vivo in vari modi.
Innanzitutto, molti artisti hanno cancellato gli spettacoli per timore della propria salute e della sicurezza del pubblico.
Inoltre, i locali hanno smesso di ospitare concerti quando non hanno potuto garantire di essere in grado di fornire un’adeguata assistenza medica in caso di emergenza.
Poiché la paura di partecipare agli eventi aumentava e non c’era modo di sapere chi fosse infetto, alcuni teatri si sono rifiutati di ospitare spettacoli fino alla fine della pandemia.
Infine, alcuni artisti si sono rifiutati di andare in tournée perché preoccupati di lasciare le loro famiglie o di trascorrere più tempo del solito lontano da casa (il che potrebbe portarli in situazioni in cui potrebbero contrarre il virus).
Spettacoli Musicali dal Vivo Cancellati e Riprogrammati.
La scena della musica dal vivo in Italia sta affrontando un forte calo degli introiti, ma sta anche trovando nuovi modi per tirare avanti.
La crisi economica e strutturale che ha travolto il settore della “cultura in presenza” nell’ultimo anno non è stata una crisi del tutto imprevedibile e priva di profonde basi.
La musica dal vivo sta facendo i conti con importanti cali di fatturato ma anche con nuovi scenari in termini di format, piattaforme e valorizzazione del territorio con eventi ridotti.
L’emergenza sanitaria che da oltre un anno impone durissime restrizioni all’industria dello spettacolo e degli eventi e la relativa scossa socio-economica all’intera filiera, non ha fatto altro che accelerare e far emergere inesorabilmente alcuni problemi e cortocircuiti che erano già radicati da tempo, anche se in maniera meno evidente e urgente.
Il format degli spettacoli live, dall’inizio della pandemia ad oggi, ha perso un 87% di fatturato proveniente solo dai botteghini. Il che può farti immaginare quanto ciò renda davvero insufficienti i fondi governativi stanziati a tale proposito.
Tutto questo è dovuto principalmente alle mancanze del settore dello spettacolo. Lo scenario, infatti, è sempre stato molto frammentato. Tante regole diverse, mancanza di associazioni a tutela dei musicisti, piccole realtà indipendenti senza alcun inquadramento a livello di “utilità” sociale.
Il termine sembra brutto, lo so. Ma l’ho usato apposta perchè rende benissimo l’idea di quanto sta succedendo sotto ai nostri occhi.
La musica dal vivo e non solo, fino ad oggi parte integrante delle nostre vite e della nostra anima, non è mai stata riconosciuta realmente come fonte di economia virtuosa per il territorio.
Da qui emerge una constatazione doverosa: il bisogno di riformare e mettere a sistema una serie di buone pratiche che pongano al centro della filiera musicale il concetto esteso di sostenibilità – economica, sociale e culturale.
Nascono Nuove Associazioni di Categoria
Esistevano gia: Keeponlive, Note Legali e Assomusica. Nel 2020 a queste si sono aggiunte: i Professionisti dello Spettacolo-emergenza continua (rete intersindacale che include tecnici e maestranze); la piattaforma La Musica che gira (booking e uffici stampa che sensibilizzano il pubblico sulla sostenibilità degli eventi); il network Bauli in Piazza, autore di due importanti flash mob in Piazza Duomo a Milano nel 2020.
Su iniziativa del MEI sono nati altri due coordinamenti: StaGe!, che riunisce imprese, artisti, tecnici e operatori dello spettacolo indipendente, dalla musica alla danza, e Indies (mirato per le realtà della musica indipendente).
MEI: Chiederemo al Governo lo Stato di Crisi per la Musica dal Vivo
“Chiederemo al nuovo governo lo stato di crisi della musica live, in mano a multinazionali che in Italia al massimo hanno una segretaria che risponde al telefono, per questo le cifre che vengono presentate sono bugiarde. Giorgia Meloni ci conosce, perché fu lei da ministro della Gioventù ad inaugurare il Mei nel 2009”.
Così ha parlato Giordano Sangiorgi quando ha presentato l’edizione del MEI 2022 alla stampa (edizione svoltasi dal 30 settembre al 2 ottobre 2022).
“Il Mei è da 25 anni un grande ‘talent’, una iniziativa cioè che dà centralità a un mondo di artisti e di realtà produttive musicali che non stanno dentro ai grandi circuiti. – ha detto l’assessore regionale alla cultura Mauro Felicori – Una manifestazione che mantiene nel tempo la sua indipendenza e la capacità di mettere sul palco realtà sempre nuove e interessanti”.
“I Maneskin, Colapesce e Di Martino sono solo alcuni degli artisti che hanno mosso i loro primi passi al Mei – ha sottolineato Sangiorgi – perché il nostro programma è fatto al novanta per cento da giovani alle prime esperienze, e invitiamo tutti a venire a Faenza per ascoltare gli artisti di domani”.
Questa crisi che sta inevitabilmente attraversando la musica dal vivo, ha risvegliato la coscienza degli addetti ai lavori che stanno cercando soluzioni alternative ed escamotage per uscire dall’empasse.
Una soluzione pare sia quella di investire e ripartire dalle piccole realtà e dai piccoli eventi. Un atteggiamento ampiamente condiviso anche dal pubblico e dimostrato da una ricerca condotta nel 2020 da Music Innovation Hub. Questa impresa è nata aa Milano per sostenere e far ripartire la musica dopo la pandemia.
Dunque ne risulta che le etichette indipendenti, almeno in Italia, diventano un importante serbatoio per l’industria discografica distribuita dalle major.
Per citarne solo alcune: Sugar (con Madame, Lucio Corsi, Kety Fusco), Asian Fake (Coma_Cose, Venerus), Undamento (Joan Thiele, Frah Quintale, Leila Al Habash), l’etichetta 42 Records con sede tra Roma e Bologna (Colapesce/Dimartino, Cosmo), la romana Bomba Dischi (Franco126, Ariete), la bolognese Garrincha Dischi (Lo Stato Sociale, Ex-Otago) e l’aretina Woodworm (Motta, La Rappresentante di Lista, Dente, Ministri)
I concerti non sono più gli stessi
I concerti sono tornati, ma sono diversi. L’esperienza è diversa. Il luogo è diverso. L’artista è diverso. Il fan è diverso.
E anche il prezzo del biglietto potrebbe essere diverso (anche se con un numero inferiore di artisti in vendita, questo non è scontato).
Gli eventi dal vivo sono stati perturbati e continueranno a esserlo ancora per un po’: dai nuovi livelli di sicurezza nei luoghi di spettacolo, dai cambiamenti nei piani di viaggio in quanto gli aerei vengono bloccati per problemi di sicurezza.
E se è innegabile che questi cambiamenti renderanno la musica dal vivo meno piacevole a un certo livello – soprattutto se ci siamo abituati a vedere i nostri gruppi preferiti in concerto ogni anno o due – vale la pena ricordare che gli artisti stessi stanno sentendo questo sconvolgimento più di chiunque altro in questo momento.
Per i musicisti non vale più la pena fare i tour
Di conseguenza, non solo non è più conveniente per i musicisti andare in tournée, ma molti sono stati costretti ad annullarle del tutto.
Alcuni hanno dovuto cancellare intere tournée perché non riuscivano a trovare l’attrezzatura giusta.
I costi di viaggio sono davvero molto alti: se si vuole che il vostro bagaglio venga imbarcato su un volo internazionale – e lo facciamo tutti – può costare da 100 a oltre 1.000 dollari a bagaglio, a seconda del luogo del mondo in cui state andando e della compagnia aerea scelta.
Se un musicista non gestisce le proprie finanze con sufficiente attenzione (cosa difficile quando ogni dollaro conta), potrebbe trovarsi nell’impossibilità di permettersi qualsiasi tipo di vacanza fino all’età della pensione!
La situazione è diventata così grave che alcuni artisti hanno deciso di non suonare mai più al di fuori del proprio Paese, a meno che le condizioni politiche non cambino drasticamente; altri artisti rifiutano semplicemente tutte le richieste provenienti da Paesi con un passato non proprio ideale in termini di diritti umani o che i governi considerano pericolosi per i turisti (come l’Iran).
Pandemia, Brexit e Guerra pesano sui costi
Il costo dell’organizzazione di un concerto è influenzato da fattori quali pandemia, Brexit e guerra.
Il rischio COVID è sempre in agguato. Sia per gli artisti che per il personale. Gli assicuratori non coprono le spese impreviste a causa del rischio COVID, il che significa che le decine di migliaia o centinaia di migliaia di euro in più necessarie a causa del rischio COVID devono essere prelevate dal budget prima di pagare qualsiasi altra spesa.
Dall’avvento della Brexit nel 2016: i tassi di cambio delle valute hanno subito forti fluttuazioni con relativi costi di inflazione elevati (a causa dell’aumento dei prezzi delle importazioni).
Questo ha reso difficile per gli artisti britannici effettuare tournée all’estero.
I viaggi tra le nazioni sono diventati più difficili a causa delle minacce terroristiche e dei problemi di controllo delle frontiere. Inoltre, per le aziende del Regno Unito è diventato molto più difficile collaborare con quelle russe a seguito delle accuse di interferenze russe nelle elezioni in tutto il mondo, compreso il recente referendum del loro Paese sull’uscita dall’Europa.
Tutti questi fattori hanno reso le tournée una spesa folle, impossibile da sostenere per molti artisti.
Si rinuncia alla musica dal vivo per non andare in rosso
L’artista britannica Little Simz, che ha vinto il Mercury Prize l’anno scorso, ha annullato un tour negli Stati Uniti la scorsa primavera. Su Twitter ha scritto:
“Essendo un’artista indipendente, pago di tasca mia tutto ciò che comprende le mie esibizioni dal vivo… e un tour statunitense di un mese mi lascerebbe in enorme deficit”. E ha aggiunto: “Per quanto mi dispiaccia non incontrarti, in questo momento non sono in grado di sottopormi a questo tipo di stress mentale”.
Little Simz
La vita post-pandemia e la guerra in corso hanno reso difficile organizzare spettacoli dal vivo. I voli e gli alberghi sono troppo costosi, i permessi sono difficili da ottenere e il pubblico è nervoso per gli spazi chiusi. Inoltre, abbiamo tutti a che fare con un costo della vita enormemente aumentato. Va da sé che i più giovani, quelli che hanno maggiori probabilità di tornare subito alla vita sociale, sono anche le persone economicamente più deboli, ora più che mai.
Il risultato, è che c’è una grande latitanza per quanto riguarda gli spettacoli dal vivo, soprattutto quelli che richiedono un minimo di lavoro produttivo alle spalle. A tutto questo, la risposta negli Stati Uniti sembra essere stata un aumento selvaggio dei prezzi dei biglietti”. Insomma, un circolo vizioso da cui pare sia difficile uscire.
Little Simz, non è l’unica. Seguono a ruota i Garbage che dichiarano sul loro profilo Instagram:
The Garbage
«La musica dal vivo è enormemente sotto pressione. Il musicista medio non può più sopravvivere, né tanto meno prosperare nelle condizioni attuali. Stiamo vedendo tanti talenti preziosi cedere all’ingiustizia economica di un sistema che non paga i creativi per la loro produzione artistica. Tutti sono in lizza per una manciata di luoghi al fine di guadagnare una piccola somma di denaro per mantenersi fino al prossimo spettacolo, la maggior parte non ha un dollaro di assicurazione. Una grande percentuale di musicisti che conosci e ami probabilmente vive alla giornata. Le aziende stanno guadagnando miliardi di dollari dal loro lavoro e non condividono nessuno dei profitti».
Sei settimane fa, l’artista pakistano Arooj Aftab ha twittato:
“Il tour è stato fantastico. Siamo stati spesso headliner, abbiamo sempre avuto un’affluenza massiccia e ci siamo affermati in tutti i mercati. Tuttavia, ho migliaia e migliaia di debiti a causa del tour e mi è stato detto che è “normale”. Perché è normale? Questa cosa non dovrebbe essere normalizzata”.
Arooj Aftab
Gli Artisti Tengono alla Loro Salute Mentale
La musica dal vivo è in crisi.
Le ragioni sono molteplici, ma una è in primo piano nella mente di tutti: la salute mentale. I problemi di salute mentale non vanno presi alla leggera. Possono minacciare la capacità di un artista di esibirsi bene e persino la sua stessa sopravvivenza.
Gli artisti devono prendersi cura della propria salute mentale cancellando concerti e tournée dal vivo. Infatti, non vogliono più stare lontani da casa per mesi e mesi, con programmi di esibizioni frenetici e rischiando poi di finire sul lastrico.
In un clima economico così difficile come quello attuale, non sorprende che i musicisti facciano fatica a sbarcare il lunario. I maligni hanno subito iniziato a gridare al complotto: non vendete abbastanza biglietti, quindi non vi preoccupate nemmeno.
La realtà è decisamente più complessa e Arooj Aftab ha ragione: non va normalizzata. Gli anni della pandemia hanno lasciato un’ombra pesante su tutti, musicisti e artisti compresi. Per questi ultimi, poi, nel corso degli anni si è normalizzata una narrazione di indefesso stacanovismo che prevedeva tournée di 300 giorni all’anno.
Non è normale e non è romantico: quanti grandi musicisti del passato (e non solo) hanno tenuto i loro ritmi solo grazie a sostanze ingerite in quantità inconcepibili? Quanti sono morti a causa di questo stile di vita?
Chiaramente questi non sono i soli ad aver cancellato i loro concerti. Si aggiungono gli Animal Colective e tanti altri.
Sono musicisti di fascia media. Lasciamo perdere quelli agli esordi che a questo punto non partiranno mai.
Ciò comporta un’unica indiscutibile verità. La crisi sta facendo sparire il cosiddetto ceto medio, musicisti di media fascia che devono lavorare per sopravvivere.
Andranno avanti solo i ricchi, che non hanno mai avuto problemi di soldi per ragioni terze ovviamente, che suoneranno per ricchi. Gli unici in grado di potersi permettere i biglietti.
Lascio a te pensare quanto disgustosa sia questa prospettiva.
I Concerti Virtuali Sostituiranno la Musica dal Vivo?
È possibile che i concerti virtuali facciano parte della nuova normalità. I concerti virtuali non sono la stessa cosa dei concerti dal vivo, ma possono offrire molti degli stessi vantaggi agli appassionati di musica. Potrebbero essere più economici dei concerti dal vivo e più accessibili che mai.
Possono anche essere più rispettosi dell’ambiente rispetto ai concerti dal vivo o ad altre forme di intrattenimento. Infatti, non richiedono viaggi o grandi quantità di consumo energetico (come gli spostamenti in aereo).
Inoltre, i concerti virtuali consentono una maggiore flessibilità nella programmazione degli eventi. Si può assistere all’esibizione del proprio artista preferito anche se ha un conflitto di programmazione con un altro evento in un altro momento o luogo del mondo!
Lo svantaggio?
Non c’è alcun legame fisico con l’artista quando si assiste a uno di questi spettacoli “virtuali”; non ci sono esperienze condivise tra l’artista e il pubblico. Non c’è alcun senso di comunità tra i partecipanti che altrimenti non si sarebbero mai incontrati faccia a faccia.
In breve: non c’è alcuno scambio di energia tra l’artista/performer e i membri del pubblico!
E questa mancanza toglie tutto il bello della performance live.
Chi ama la musica vuole molto di più dal proprio biglietto che guardare qualcosa sugli schermi televisivi…
Qualcuno propone la “recidency”
Alcuni hanno suggerito che una soluzione potrebbe essere la “residenza”: suonare quasi ogni giorno nello stesso posto per diverse settimane di fila, invece di spostarsi di città in città. Sebbene questa opzione non sia praticabile per i musicisti meno noti, è pur vero che i più colpiti da questa situazione sembrano essere in definitiva i musicisti e i gruppi di media notorietà.
La crisi sta allargando il divario tra artisti famosi di grande fama e ricchezza e artisti di media fama che cercano di emergere.
Conclusione
Gli appassionati di musica sono sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, ma questa volta è difficile prevedere cosa accadrà. Quello che è certo è che i concerti, oltre a riunire le persone e a farle rilassare, possono anche rappresentare una fuga dal mondo reale. Oltre alla crisi economica, stiamo vivendo una pandemia che ha colpito molti sistemi sanitari in tutto il mondo. Ci vorrà del tempo prima che tutto torni alla normalità, ma nel frattempo non dobbiamo dimenticare che la musica è una parte importante della nostra vita e come tale va trattata.
Nostro dovere è pensare a delle soluzioni alternative, anche per il futuro dei nostri figli. Il sistema è nato difettoso e tutte le condizioni sociali in atto lo hanno mostrato.
Ora, facciamo in modo che sia l’ultima volta che si debba pagare un conto così salato. Facciamo in modo che si possa tutti ugualmente ascoltare e beneficiare della musica dal vivo. Perchè non ne va solo della carriera dei musicisti, ma anche di tutto il contorno.
Ci sono moltissime persone che lavorano dietro le quinte e che sono fondamentali per la buona riuscita di tutto quanto.
Questo almeno è il mio pensiero, la mia profonda speranza.
Perchè un mondo senza live…. non è pensabile.
Grazie per la tua lettura e se vuoi farmi sapere cosa ne pensi… lasciami un commento!
Intanto ti auguro buona navigazione su Strumenti Musicali Online.
A presto
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